V di Vergogna

La vergogna è un'emozione secondaria che sorge dopo i due anni di età, periodo in cui emergono le cosiddette emozioni sociali, culturali, definite anche autocoscienti e valutative. E' un'emozione prettamente umana: fa sentire denudati e completamente esposti al giudizio dell'altro presente o anche solo immaginato. Interferisce sui rapporti interpersonali influenzando il pensiero e il comportamento dell'individuo. Spesso viene confusa con il senso di colpa. La colpa è connessa al "fare" e quindi è possibile attuare comportamenti riparativi e promuove comportamenti pro-sociali mentre la vergogna è connessa all'"essere", coinvolge totalmente il sé e non vi è nulla di correggibile poiché il senso di vergogna è associato al rendersi evidenti di quei lati di noi che si vuole proteggere e coprire perché si ritengono intimi e sgradevoli. Provare vergogna è un'esperienza relazionale dolorosa.

Il corpo è il luogo in cui si manifesta la vergogna. In Gestalt non si ha un corpo bensì si è corpo e la vergogna si manifesta attraverso il codice corporeo. Il rossore sul viso è una risposta fisiologica e biofisica osservabile dall'esterno di un processo profondo: aumenta il battito cardiaco, sudano le mani, il respiro accelera, si prova confusione mentale, disorientamento, il corpo si immobilizza perdendo ground (capacità di radicamento al terreni), si abbassa il capo, si incassano le spalle, si evita lo sguardo dell'altro. Il vissuto di vergogna sedimenta nel corpo facendo perdere energia e vitalità.

Mentre ci si vergogna si perde contatto con se stessi. Spesso si prova vergogna per essersi vergognati. In base alla situazione e alle soggettività della persona può essere vissuta più o meno intensamente. Quando la vergogna è eccessiva o insopportabile può manifestarsi sotto forma di rabbia, invidia, disprezzo, senso di colpa, ansia, perfezionismo, atteggiamenti di dominanza, senso di impotenza.

Robine, gestaltista francese sostiene che esiste una vergogna situazionale, episodica, e una esistenziale che accompagna costantemente l'individuo nella sua esistenza.

Perls definisce la vergogna, l'imbarazzo, la paura e l'insicurezza i "collaborazionisti" dell'organismo in quanto ne ostacolano e bloccano il sano funzionamento dell'individuo, reprimendo l'espressione di se stessi.

Per non sentire l'emozione della vergogna si possono mettere in atto comportamenti di chiusura e ritiro. Spesso si tende a non voler "rimetterci la faccia", a nascondersi per non sentirsi umiliati, inferiori, inadeguati oppure, come diceva Perls a proposito della nevrosi paradossale, a utilizzare l'emozione opposta a quella che si vuole reprimere, nel caso della vergogna manifestando senso di superiorità o esibizionismo. Vergogna e senso di superiorità hanno funzioni simili perché sono due facce della stessa medaglia, della stessa sofferenza.

La vergogna annulla la soggettività di chi la prova, limita l'espressione di sé, si perde contatto con se stessi. Si retroflette il desiderio di essere visti e accolti nella propria difficoltà, così ci si contiene. Si è confluenti con la critica. Si proietta sull'altro il proprio risentimento. Si introietta la disapprovazione.

Un lavoro sulla consapevolezza é fondamentale per vivere in modo appagante. Il contatto è un antidoto alla vergogna. Iniziare a parlare di vergogna, in un ambiente sicuro e protetto, scoprire cosa la innesca. Attraversare la vergogna e dialogarci può essere l'inizio di scoperta e accettazione di sé, di crescita. Osservare che non si è fatti solo di vergogna ci riappropria della nostra soggettività.

Fonti

Lee R.G. (2009), Il linguaggio segreto dell'intimità. Un modello gestaltico per liberare il potere nascosto nelle relazioni di coppia, Franco Angeli, Milano.

Lewis, M. (1995). Il sé a nudo: Alle origini della vergogna. Saggi Giunti. Firenze: Giunti.

Perls, Io, la fame, l'aggressività: L'opera di uno psicoanalista eretico che vide in anticipo i limiti fondamentali dell'opera di Freud. Franco Angeli.

Robine J.M. (1991), Vergogna e rottura della confluenza, in Il rivelarsi del Sé nel contatto, Franco Angeli, Milano.

foto: Foto di octavio lopez galindo da Pixabay

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