Gestalt: La storia

La Gestalt è un approccio universale, olistico. Nasce dalla mente geniale di Friedrich Salomon (Fritz) Perls che amava definirla, in modo provocatorio, la terapia dei normali, poiché sarebbe stato troppo riduttivo rilegarla solo ai malati. La Gestalt, infatti, mira a preservare il benessere degli individui. In Gestalt la persona è sostanzialmente sana e cerca di raggiungere un proprio equilibrio. Per i gestaltisti gli esseri umani condividono la naturale tendenza all'autoregolazione, ovvero la sana capacità di regolare bisogni e desideri in relazione con l'ambiente in cui si vive: le persone sanno cosa è bene per loro.

Nel 1942 con la pubblicazione dell'opera di Perls "L'Io, la Fame e l'Aggressività" si può collocare l'esordio della Gestalt. Bisogna attendere una lunga gestazione perché finalmente si inserisca in modo preponderante nel movimento di contro-cultura del '68. E' ad Esalen, luogo in cui Perls, oramai settantacinquenne, viene definito l'"uomo che vive nell'assoluta autenticità ed incarna ciò che professa". E' così che centinaia di persone vogliono conoscere il nuovo stile di vita, libero e incarnato.

E' un movimento culturale umanistico. E' una filosofia fenomenologica-esistenziale poiché pone alla descrizione assolutamente soggettiva del fenomeno e l'accento alla responsabilità individuale di ciò che si sceglie e di ciò che non si sceglie. Privilegia il come si forma l'esperienza piuttosto che il perché nello spazio temporale del momento presente. Sostiene il processo di differenziazione. La Gestalt pone l'accento all'esperienza e al sentire emozionale e corporeo. Evidenzia le interruzioni di contatto, favorendo un contatto autentico (molto diverso dall'essere spontaneo o istintivo) nelle relazioni con gli altri.

E' un approccio pluridimensionale poiché permette l'interazioni e l'integrazione delle cinque dimensioni che completano gli individui: fisica, affettiva, razionale, sociale e spirituale.

Gestalt deriva dal tedesco e significa mettere in forma, ovvero una forma compiuta, esauriente, finita, che abbia un senso per la persona, nella sua soggettività.

La Gestalt affonda le sue radici in diversi contributi teorici, Perls asseriva di non aver inventato nulla ma di aver riscoperto ciò che già esisteva:

- la teoria del campo di Lewin: l'idea che il campo ha dei confini e al cui interno tutte le parti sono reciprocamente connesse, vi è una circolarità delle interazioni

- la teoria paradossale del cambiamento di Beisser: essere ciò che si è prima di essere in altro modo

- la teoria della forma: il tutto è molto più dell'insieme delle sue parti, per questo motivo un concerto è cosa diversa che il suono dei singoli strumenti

- esistenzialismo dialogico quale incontro autentico tra due persone che rispettano reciprocamente l'unicità dell'altro e che nello scambio ci si influenza reciprocamente

- l'esistenzialismo con il concetto di responsabilità, ovvero l'abilità a rispondere

- la fenomenologia che sottolinea il processo temporale nel qui e ora e soggettivo di ogni esperienza nella sospensione del giudizio

- le filosofie orientali con la focalizzazione al momento presente

- le teorie reichiane che pone l'attenzione al corpo


Fonti

Clarkson, P. (1992). Gestalt-counseling: Per una consulenza psicologica proattiva nella relazione d'aiuto. Sovera multimedia.

Ginger, S. (2005). Iniziazione alla Gestalt: L'arte del con-tatto. Edizioni Mediterranee.

Perls, F. S., Hefferline, R. F., & Goodman, P. (1997). La terapia della Gestalt: Vitalità e accrescimento nella personalità umana. Astrolabio.

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